domenica 8 novembre 2015

Vi rispiego il romanzo rosa (con l'aiuto di una lettrice particolare)

E con l'aiuto Mr. Darcy/Colin Firth qui a fianco.

E' vero i romanzi rosa non sono solo come quelli descritti nel post precedente. Me lo scrive Sandra Olianas, collega bibliotecaria sarda, lettrice di romanzi rosa, ha un blog Bisus, in cui scrive anche di libri. E lo faccio spiegare a lei

Per un momento leggendo questo post di Denise me lo sono chiesta se sia davvero così, se sia colpa dei romanzi rosa e se mi sarei fatta fregare anche io dal vedovo americano,  visto che nel rosa ci sono dentro fino al collo. Poi però mi sono subito risposta di no, ché tanto, almeno per il momento, non posso essere smentita.  Perché ci sono diverse gradazioni di rosa (ho qualche pudore ad usare il termine “sfumature” negli ultimi tempi)  e ci sono anche lettrici di rosa di un’altra specie.
E’ vero, gli stilemi del genere sono  gli stessi  in tutte le gradazioni, ma la formula giusta per ottenere il rosa che amiamo e quella di sottrarre sentimentalismo e aggiungere ironia, o quantomeno dialoghi brillanti.  Nella  memoria letteraria delle nostre autrici non c’è la Invernizio ma Jane Austen, insomma.  Ma veniamo a noi. Non proverò nemmeno a dire che non ci facciamo coinvolgere emotivamente perché dentro i romanzi che ci piacciono ci finiamo proprio tutte intere.  Piangiamo, sospiriamo (in senso figurato!) e ridiamo pure molto. Forse è vero che a volte cerchiamo la gratificazione emotiva, ma non fa alcuna differenza: ci godiamo i nostri romanzi anche nei momenti in cui siamo perfettamente gratificate.  E siamo soprattutto molto consapevoli. Consapevoli del fatto che a passare dallo stato solito a quello liquido solo per una dichiarazione d’amore ben  fatta, anche se non a noi, qualche problemino dobbiamo averlo per forza. Consapevoli delle nostre emozioni,  ché ne abbiamo a volte dovuto scandagliare gli abissi. Consapevoli del fatto che il lieto fine è un fermo immagine, dipende solo dal momento in cui decidi di fermare la storia, e di tutto il casino che può esserci oltre un fermo immagine. Consapevoli  del fatto che un vedovo americano che sostiene di essersi innamorato di noi dalla foto del profilo su facebook è sicuramente un truffatore e l’unica cosa cui può avere accesso non è il nostro conto in banca e tanto meno il nostro cuore, ma il nostro senso del ridicolo. Perché se anche avessimo bisogno di qualcuno che ci fornisca in maniera vicaria quell'attenzione e accudimento che non riceviamo a sufficienza nella vita quotidiana, ci servirebbe almeno un Mr Darcy che ingaggi con noi uno stimolante duello dialettico e non ci accontenteremo mai di un Mr. Collins qualunque, senza nemmeno la sua involontaria ironia.

E hai ragione Sandra ci son tante gradazioni di rosa. Anzi sfumature. Usiamo pure la parola, in fin dei conti anche la trilogia della James non è altro che un romanzo rosa con l'aggiunta di un po' di armamentario da sex shop e un product placement tanto pervasivo da produrre effetti opposti (non guiderei mai una Audi nemmeno se me la regalassero, e in effetti Mr. Grey regala Audi come fossero scatole di cioccolatini)

E cercando di capire un po' di più mi imbatto in questo libro, che mi riprometto di cercare e leggere:
Anna Paschetto, No lei disse no non voglio. La trama della commedia romantica nel romanzo inglese
Marcos y Marcos, Milano, 2001
Copio dalla presentazione editoriale:
Nell’analisi di Pamela, Pride and Prejudice e Jane Eyre, Anna Paschetto individua i principi strutturali della trama rosa, che si situa nella tipologia della commedia in una prospettiva peculiare, atta a soddisfare un’esigenza ideologica e psicologica propriamente femminile. In questo senso, la trama rosa si fa mito ricorrente che riproduce ai più diversi livelli di complessità  di banalità un modello inventivo dove la donna, attraverso la decisa negazione della femminilità come natura indiscriminata, impone all’uomo il proprio modello di erotismo e la propria individualità come persona.
Questo saggio dimostra come l’eroina rosa non è masochista, né accetta come ineluttabile un destino matrimoniale che anzi rifiuta, finché l’uomo non ha compiuto un processo di riconsiderazione della natura del rapporto amoroso che lo renda adatto a costituire la metà di quell’essere utopico che è la coppia.

Siamo a cavallo penserai, cara Sandra, la donna dice no finché l'uomo non ha ha compiuto un processo di riconsiderazione della natura del rapporto amoroso. E invece no, siamo rovinate, perché se c'è qualcosa di peggio della sindrome della crocerossina (io ti salverò) è certamente quella dell'io ti cambierò.
E in effetti conclude la presentazione: Per questo il romanzo rosa resta un mito femminile che le donne amano raccontarsi ma che ha pochi punti in contatto con la realtà.

Meglio rimettersi a leggere, no?

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L'immagine sopra, tratta dallo sceneggiato Orgoglio e Pregiudizio della BBC,  ritrae Colin Firth  che esce da un piccolo lago nel quale si è buttato per placare il proprio tormento interiore (scrivo come in un romanzo rosa) e pare essere al primo posto nell'immaginario erotico sentimentale delle donne inglesi .
Ovviamente nel romanzo Mr. Darcy non si tuffa e non esce dall'acqua del laghetto con lo sguardo disperato e la camicia bagnata che gli aderisce al torace, ma chi siamo noi per perderci in queste sottili questioni filologiche austeniane?

venerdì 6 novembre 2015

Vi spiego il romanzo rosa (con l'aiuto di un vedovo americano)

Gira su facebook una truffa rivolta alle signore della mia età, alle signore di mezza età. Me lo raccontavano alcune amiche.
E' la truffa del vedovo americano. Si riceve una richiesta di amicizia da un signore, un americano dice lui. Questo signore vive momentaneamente in Nigeria o in altri paesi lontani dove fa il militare o altri lavori  un po' vaghi ma comunque interessanti: manager in una multinazionale, ingegnere petrolifero, costruttore di ponti e strade. Il signore in questione è sempre vedovo, in alcune varianti ha anche perso tragicamente la prole, in ogni caso è in procinto di abbandonare l'Africa e trasferirsi definitivamente in Italia (guarda caso ha spesso origini italiane).A questo punto avete capito come va a finire, il triste vedovo ritrova il sorriso grazie alla malcapitata, imbastisce una relazione a distanza e comincia a pianificare l'arrivo in Italia. E qui cominciano i problemi, gli intoppi, gli intralci. Una penale da pagare per poter lasciare prima la propria occupazione. La difficoltà ad accedere al proprio conto in banca. Alcune pendenze da saldare. E la trepidante truffata mette mano al conto corrente e partono bonifici internazionali.
Insomma ci sono state varie denunce e parecchie donne di mezza età turlupinate.

Qualche giorno fa è capitato a me.
Ricevo una richiesta di amicizia da un sedicente ingegnere petrolifero che vive a Nairobi. In un lungo messaggio mi scrive che quando ha visto la mia foto profilo ha provato un sentimento che non provava da 6 anni, quando sua moglie e suo figlio sono morti in un incidente stradale, e aggiunge che fra poco finirà il suo lavoro in Africa e si trasferirà in Italia dove vuole iniziare una nuova vita con me. (Poi dicono che gli uomini oggigiorno sono indecisi)
Passato il fou rire e un primo momento di rabbia, no non nei confronti dell'ingegnere petrolifero, ma delle signore mie coetanee che si son fatte abbindolare (è vero che ci han tirato su con le favole del principe azzurro e un'opera costante di smantellamento dell'autostima, ma sarebbe ora di darsi una svegliata da sole senza aspettare l'arrivo di un principe che vuole i soldi per il viaggio), capisco che questa storia funziona molto bene perché è una perfetta costruzione narrativa.
Racchiude in sé tutti gli stilemi del romanzo rosa, da Carolina Invernizio ad oggi. Un uomo forte ma che ha molto sofferto,  e che grazie a noi sta ritornando alla vita (ah, la sindrome della crocerossina), una storia d'amore con la promessa dell'happy end, le difficoltà da superare che fortificano l'amore e rendono più agognato il lieto fine. Sullo sfondo un'ambientazione esotica  affascinante e pericolosa che connota il carattere del protagonista maschile.
E se è vero che quello che connota le lettrici di romanzi rosa è il coinvolgimento emotivo nella narrazione - Janice A. Radway giunge a dire che "La lettura del romance integra le strade normalmente aperte alle donne per la gratificazione emotiva, fornendo loro in maniera vicaria quell'attenzione e accudimento che esse non ricevono a sufficienza nella vita quotidiana (La vie en rose. Letteratura rosa e bisogni femminili, Dino Audino Editore, 2012) - allora i vedovi americani consentono di vivere un romanzo. A caro prezzo.