lunedì 29 giugno 2015

Come è triste Venezia

Io Brugnaro, il nuovo sindaco di Venezia, e quelli come lui, messi davanti ad un libro me li immagino un po' come gli scimmioni di 2001 odissea nello spazio davanti al monolito: lo guardano, ci girano attorno, emettono suoni disarticolati, lo toccano con circospezione, non riescono a capire cosa sia, ma ne avvertono la pericolosa importanza.
O come la madre di Jeannette Winterson, che proibisce alla figlia la lettura di libri di narrativa perché considerati portatori di guai e perché "il guaio di un libro è che scopri cosa contiene (e lì cominciano le pene) quando ormai è troppo tardi". La Winterson lo racconta nel romanzo autobiografico Perché essere felice quando puoi essere normale che è, fra le altre cose, la storia di una passione per i libri e la lettura nata anche dalla loro proibizione.

Brugnaro, appena eletto, dando corso ad una promessa fatta in campagna elettorale, ha ordinato di eliminare da asili nido e scuole materne "libri gender, genitore 1 e genitore 2"
Questo l'elenco che circola

E la messa all'indice di questi libri, alcuni bellissimi come quelli di Leo Lionni (bandito per ben tre volte con Piccolo blu e piccolo giallo, Pezzettino e Guizzino), si spiega solo con l'attribuire al libro una forza grande, misteriosa e sconosciuta. Insomma alla fine, quasi quasi, verrebbe da ringraziarlo Brugnaro per avercelo ricordato. E per aver dato vita, con il suo index librorum prohibitorum, ad una delle più grosse campagne di promozione della lettura degli ultimi tempi, visto il moltiplicarsi di riflessioni, condivisioni, inviti ad esporre i libri in biblioteche e librerie, a organizzare letture collettive.

Purtroppo, sempre nella stessa giornata (24 giugno), il sindaco per "garantire il ripristino di alcuni servizi essenziali" ha anche deciso di non rinnovare il contratto ad alcune cooperative socioculturali che collaboravano alla gestione delle biblioteche comunali licenziando, di fatto, 18 bibliotecari. La biblioteca non è considerata un servizio essenziale. Non è una novità, bastava leggere il suo  programma elettorale, in cui si parla di turismo, glamour ed eventi, per capirlo.


lunedì 22 giugno 2015

Biblioteche che non lo erano

Ho appena finito di leggere Notizie che non lo erano di Luca Sofri.
Il libro, se ne è parlato parecchio, racconta come molte delle notizie giornalistiche che siamo abituati a leggere, indistintamente sui giornali cartacei o online e più genericamente in internet, non siano vere o non lo siano completamente.
Attraverso una serie di esempi, alcuni francamente esilaranti come quelli legati a cattive traduzioni di frasi in lingue inglese, ma tutti comunque sconsolanti, Sofri ci spiega in cinque capitoli (Da dove arrivano, Come si insediano nelle redazioni, Come si impossessano dei titoli, Perché smettiamo di accorgercene, Come se ne esce) come funziona buona parte del giornalismo italiano

C'è una frase nel libro, non di Sofri ma che Sofri afferma di condividere, di Jeff Jarvis, giornalista americano ed esperto di comunicazione contemporanea "Qualunque cosa svolga efficacemente il compito di creare comunità più informate - e quindi meglio organizzate - è giornalismo"
Ecco mi chiedo se, parafrasando e ad un livello più piccolo, ed in Italia infinitamente più piccolo, visto gli esigui numeri di chi le frequenta, qualunque cosa svolga efficacemente il compito di creare comunità più informate non possa e non debba essere anche biblioteca.
Mi spiego meglio. Se è vero, e Sofri nel suo libro lo spiega molto bene, che è estremamente difficile distinguere il vero dal falso, che ad aumentare la confusione contribuiscono tutti gli attori sul palcoscenico, che dobbiamo imparare a muoverci con diffidenza, vorrei aggiungere con consapevolezza, per tentare di fare le dovute distinzioni, credo che le biblioteche in tutto questo possano e debbano avere un compito fondamentale.
Forse sarebbe ora di dare una visione più ampia al tanto sbandierato ruolo di centralità sociale della biblioteca che spesso si declina in corsi di tricot, tornei di burraco, iniziative estemporanee di balletti che neanche il dopolavoro ferroviario, rivendicazione di un ruolo di welfare sbandierando orgogliosi l'ospitalità ad homeless che svernano sulle sedute di design (citando a questo punto immancabilmente Bukowski che passando intere giornate alla biblioteca di Los Angeles scopriva John Fante, Sartre e Céline).
Che le biblioteche pubbliche debbano essere aperte tutti, a chi ha cinque case e chi non ne ha nessuna, alla casalinga di Voghera e al disoccupato dovrebbe esser cosa normale di cui non farsi vanto.
Ma sono assolutamente convinta che non si debba perdere di vista il loro ruolo fondamentale che è quello di contribuire a diffondere informazione, sapere, consapevolezza, cultura. E credo anche che una delle prime forme di disparità sociali sia la mancanza di accesso all'informazione e che se le biblioteche devono avere un ruolo di welfare debba essere quello di welfare della conoscenza.

Poi, se devo fare un appunto al bel libro di Luca Sofri, gli rimprovero forse di non aver messo in luce a sufficienza gli effetti di anni di notizie false mai smentite, di ricostruzioni inventate o fantasiose, insomma di un giornalismo approssimativo quando non in malafede, sulla costruzione dell'opinione pubblica italiana.
Ma qui, per quanto molti di quegli effetti siano sotto gli occhi di tutti, ci vorrebbe un altro libro

domenica 7 giugno 2015

Per una Biblioteca Nazionale dell'Inedito. Dall'idea al progetto

E alla fine salta fuori che l'idea lanciata dal Ministro Franceschini di creare una Biblioteca Nazionale dell'Inedito particolarmente nuova ed inedita non è.
Ci penso da qualche giorno, qualcuno ha citato Borges, qualcun altro L'Archivio diaristico nazionale di Pieve Santo Stefano, e oggi finalmente, frugando nelle memoria sempre più labile delle mie letture disordinate, mi è venuto in mente. Insomma esiste già una biblioteca che raccoglie gli inediti.
Nella mente di uno scrittore, è vero, e nelle pagine di un romanzo, ma descritta in maniera talmente dettagliata sia negli spazi che nelle funzioni da poter essere utile.
Insomma penso che quando il Ministro vorrà passare dalla enunciazione dell'idea alla stesura di un progetto non potrà prescindere dalla lettura del romanzo di Richard Brautigan, L'aborto una storia romantica.
Protagonista del libro è un giovane bibliotecario di Los Angeles che vive e lavora in una biblioteca che raccoglie i manoscritti, gli inediti, i libri non pubblicati

La biblioteca
Questa biblioteca è nata perché si sentiva il bisogno e il desiderio di un luogo simile. Doveva esserci, ecco, una biblioteca così. Quel desiderio ha fatto esistere quest'edificio, non molto grande, e il personale a esso dedicato, al momento rappresentato interamente da me.

Gli spazi
Se lo spazio è un grosso problema per tutte le biblioteche lo è, a maggior ragione per una biblioteca che raccolga inediti. In quella di Los Angeles si sono organizzati con grandi magazzini esterni:
Dato che questo edificio non è grande siamo stati costretti a immagazzinare migliaia di volumi altrove. [...] Sono così tanti i libri che si scrivono e che, per scelta o per destino, finiscono da noi. Abbiamo incamerato centoquattordici libri sulla Ford Model T, cinquantotto sulla storia del banjo e diciannove sullo scuotimento del bufalo, da quando la biblioteca è stata fondata. Tutti i cataloghi con i libri registrati uno per uno di anno in anno, sono qui. Ma la maggior parte dei libri si trovano in caverne chiuse ermeticamente, nel Nord della California.

Gli orari 
La biblioteca è aperta ininterrottamente per consentire agli scrittori di consegnare in biblioteca la loro opera in ogni momento.

L'utenza
Nessuno frequenta la biblioteca, a parte gli scrittori che consegnano i propri libri, nessuno è interessato a leggerli, a consultarli, a prenderli a prestito

La collocazione dei libri
Non usiamo il sistema di collocazione Dewey né alcun altro sistema, per catalogare i nostri volumi. Li annotiamo sul nostro Librone, via via che arrivano. Quindi lasciamo che sia lo stesso autore a collocare il suo libro dove gli aggrada, su un qualsiasi scaffale, a suo piacimento.
Non importa dove viene collocato, tanto non viene mai nessuno a prenderli in prestito, né a leggerli sul posto.

Il personale
Pochissime le spese per il personale di questa biblioteca. Ne basta uno, che viva in una piccola stanza sul retro, da pagare in maniera irrisoria e senza particolare preparazione:
Molti hanno lavorato qui prima di me. L'avvicendamento è molto rapido. Credo il trentacinquesimo o trentaseiesimo bibliotecario. Ho ottenuto il posto perché ero l'unico che avesse i requisiti necessari. Ho trentun anni e non ho mai fatto veri e propri studi da bibliotecario.


Per dovere di cronaca va anche detto che ad un certo punto la protagonista femminile dice al bibliotecario:
«Le va di scherzare» disse. «O vuol darmi a bere che in questo posto ci sono delle regole? Non so proprio come dirglielo, ma lei lavora in un posto a dir poco stravagante, questa biblioteca  è una totale follia»


 L'aborto, una storia romantica, di Richard Brautigan, ISBN 2012 (precedentemente pubblicato col titolo La casa dei libri)

sabato 6 giugno 2015

Il solito post sulle famigerate letture estive

Io lo so che, visto che è finita la scuola e la temperatura si è alzata, dovrei scrivere il solito post sulle famigerate letture estive. Piacciono  molto a noi bibliotecari i post sulle famigerate letture estive.
Possiamo lamentarci di quanto poco gli insegnanti di lettere (molti di loro) leggano e conoscano la narrativa per ragazzi, di come consiglino sempre gli stessi libri ecc. ecc.
Però, siccome non ci hanno dato tregua nemmeno durante l'inverno, chiedendoci libri sull'olocausto per bambini di 3/4 anni, e diari, oltre a quello di Anna Frank, scritti da bambini in tempo di guerra, se proprio volete leggervi un post sulle famigerate letture estive potete leggere quello dell'anno scorso, oppure quello del 2013 ed anche quello del 2012.
Tanto, vi garantisco, non è cambiato assolutamente nulla.

mercoledì 3 giugno 2015

Cookie love

Non mi è chiaro se anche chi ha un blog deve assoggettarsi a quella colossale corbelleria che è la cookie law.
Comunque non ho difficoltà a dichiarare che colei che sporadicamente scrive questo blog fa uso non sporadico di cookie. Quando ha tempo autoprodotti, in ogni caso di vario tipo. Che utilizza i cookie per raccogliere informazioni sulle persone, dal momento che diffida grandemente di chi non ama e non consuma cookie, biscotti e dolcetti in genere.

E siccome in questo blog si parla di narrativa, anche in romanzi e racconti si fa grande uso di biscotti.
Ovviamente viene subito in mente la madeleine di Proust intinta nell'infuso di tiglio. Ed anche Alice che nella tana del coniglio trova un biscotto con la scritta "mangiami" e dopo averlo assaggiato diventa gigantesca. Ed Hansel e Gretel che si sfamano con la casetta di biscotto della strega e l'omino di pan di zenzero della tradizione inglese mangiato dalla volpe.
Il protagonista di Dolcezza, nei Sillabari di Parise, passeggia per Venezia e assapora la dolcezza, velata di malinconia, dell'esistenza gustando dei kipferl di pasta di mandorle in un caffè in piazza San Marco.
E i biscotti ai semi di papavero più volte citati ne La famiglia Karnowski rimandano alla terra d'origine lontana e alle tradizioni così come alla tradizione si rifà anche la preparazione dei gueffus di pasta di mandorle in Accabadora.
Nel racconto Furto in pasticceria, in Ultimo viene il corvo, gli improbabili ladri penetrati in pasticceria per rubare i soldi della cassa, si fanno distrarre da torte, paste, biscotti, savoiardi e amaretti e restano sgomenti davanti all'idea di "dover scappare prima d’aver assaggiato tutte le qualità di dolci"
In Guerra e Pace invece il più piccolo dei fratelli Rostov, Petja, si fa largo fra la calca per riuscire ad agguantare uno dei biscotti che lo zar, dal balcone, lancia alla folla. "Non sapeva perché, ma sentiva di aver bisogno di prendere uno di quei biscotti dalle mani dello zar e di non potervi rinunziare a nessun costo".

E poi le scatole di biscotti, come quella di Norvegian Wood "Hai presente quelle scatole di latta con i biscotti assortiti? Ci sono sempre quelli che ti piacciono e quelli che no. Quando cominci a prendere subito tutti quelli buoni, poi rimangono solo quelli che non ti piacciono. È quello che penso sempre io nei momenti di crisi. Meglio che mi tolgo questi cattivi di mezzo, poi tutto andrà bene. Perciò la vita è una scatola di biscotti"
O la scatola di biscotti al cioccolato che Cookie Boy, abilissimo topo d'appartamento, lascia come firma di ogni suo colpo, nei romanzi di Ed McBain della serie dell'87° distretto.
O, per finire, le scatole di latta dei biscotti SAIWA che riportano le parole di D'annunzio (che si dice essere anche l'inventore dell'acronimo Società Accomandita Industria Wafer e Affini)
"Queste vostre novissime scatole di biscotti fini superano in finezza e in bontà le migliori di Inghilterra.
Son troppo squisite per me.
Vi ringrazio, Vi lodo
Vittoriale, 11 marzo 1929 – GdA – marinaio”

Marcel Proust, Alla Ricerca del tempo perduto, Mondadori "I meridiani", 1983
Lewis Carroll, Alice nel paese delle meraviglie, Garzanti 1993
Goffredo Parise, Sillabari, Adelphi, 2004
Israel Joshua Singer, La famiglia Karnowski, Adelphi, 2013
Michela Murgia, Accabadora, Mondadori, 2009
Italo Calvino, Ultimo viene il corvo, Mondadori, 1994
Lev Tolstoj, Guerra e pace, Garzanti 1994
Haruki Murakami, Norvegian Wood
Ed McBain, romanzi della serie dell'87° distretto