martedì 31 dicembre 2013

Passeggiate letterarie

Galerie Véro-Dodat. Parigi

Così il flâneur passeggia nella sua stanza
Walter Benjamin


Rileggendo i Passages di Parigi di W. Benjamin  mi imbatto in questa frase:

O più esattamente: in modo netto la città si scinde per lui - il flâneur - nei suoi poli dialettici: gli si apre come paesaggio e lo racchiude come una stanza.

che mi sembra descrivere  esattamente quello che ci succede quando leggiamo. Insomma l'associazione passeggiare/leggere non è certamente nuova ma mi fa tornare in mente un lavoro iniziato anni fa, poi abbandonato e che ora vorrei riprendere e che si occupa proprio di passeggiate narrative, di scoprire luoghi, città, piazze, strade attraverso le parole degli scrittori, attraverso i loro romanzi e racconti.

Si tratta di una mappa, per ora limitata all'Italia, in cui sono segnalati luoghi letterari. Il materiale è eterogeneo e "sperimentale" e risente di varie fasi: pensato inizialmente come strumento per una biblioteca,  in certi casi, cliccando sul titolo del libro, troverete il link al catalogo della biblioteca stessa. In altri casi, invece, troverete il link alle pagine Wikipedia degli autori, o alle loro pagine personali. O ancora, provate a selezionare Roma, Piazza Argentina e troverete le poche, scarne parole, che descrivono la morte accidentale del figlio del protagonista di Un borghese piccolo piccolo. Cliccando sul titolo ritroverete la stessa scena tratta dal film di Monicelli.

Per ora lo propongo così com'è,  poi un po' per volta (ah, i propositi per l'anno nuovo!) cercherò di aggiornarlo, di renderlo più omogeneo, di allargarne i confini, anche proponendo altri progetti e altre mappe letterarie meno "casalinghe" della mia.
Ovviamente indicazioni, segnalazioni, citazioni sono graditissime!


Visualizza Viaggio in Italia.... 

martedì 17 dicembre 2013

Altrove e fuori

Versunkene Bibliothek (Biblioteca affondata) in Bebelplatz 
a Berlino, ricorda il primo rogo di libri dell'epoca nazista

...sicché i Koniás di tutto il mondo vanamente bruciano libri, e quando quei libri hanno registrato qualche cosa che vale, si sente solo la risata silenziosa dei libri bruciati, perché un libro come si deve rimanda sempre altrove e fuori.

Bohumil Hrabal, Una solitudine troppo rumorosa,  Einaudi, 1991






Si è parlato di roghi di libri in questi giorni e se è vero, come dice J. Brodsky che ci sono crimini peggiori del bruciare i libri. Uno di questi è non leggerli (e chissà se Brodsky lo dice veramente o se è solo una di quelle citazioni che girano e rigirano in internet), ecco qualche lettura sui roghi di libri.


Fahrenheit 451 di Ray Bradbury, ovviamente, per cominciare
Ecco perché un libro è un fucile carico, nella casa del tuo vicino. Diamolo alle fiamme! Rendiamo inutile l’arma. Castriamo la mente  dell’uomo. Chi sa chi potrebbe essere il bersaglio dell’uomo istruito?


Uno dei roghi più famosi è quello nel sesto libro del Don Chisciotte. Il curato, il barbiere, la nipote e la governante entrano nella stanza del cavaliere e trovano più di cento volumi grandi e ben rilegati, e altri più piccoli che vengono ritenuti colpevoli della pazzia di Don Chisiciotte.
No - disse la nipote -; non bisogna risparmiare nessuno, perché sono stati tutti responsabili del male; sarà meglio scaraventarli dalla finestra nel patio, farne una catasta e appiccarvi il fuoco; oppure portarli in cortile e fare lì il rogo, così non darà molestia il fumo.
La governante fu d'accordo: tanto era la voglia che avevano entrambe di dar morte a quegli innocenti...


Il nome della rosa di Umberto Eco si chiude con il rogo della biblioteca e dell'intera abbazia
Il lume andò a cadere proprio nel mucchio di libri precipitati dal tavolo, accatastati l'uno sopra l'altro con le pagine aperte. L'olio si versò, il fuoco si apprese subito a una pergamena fragilissima  che divampò come un fascio di sterpi secchi. Tutto avvenne in pochi attimi, una vampata si levò dai volumi, come se quelle pagine millenarie anelassero da secoli all'arsione  e gioissero nel soddisfare di colpo una immemoriale sete di ecpirosi.


Nelle pagine finali di Auto da fé di Elias Canetti, Kien, il protagonista, si lascia bruciare assieme ai propri libri
Libri e libri si rovesciano dagli scaffali sul pavimento. Lui li raccatta con le sue lunghe braccia. In silenzio, perché non lo sentano da fuori, porta nell'atrio una pila dopo l’altra, e tutte insieme le accatasta contro la porta di ferro. E mentre ancora lo spaventoso fracasso gli manda in frantumi il cervello costruisce con i libri una poderosa trincea. L’atrio si riempie di volumi e volumi. Lui si aiuta con la scala. Ben presto ha raggiunto il soffitto. Torna nella sua stanza. Gli scaffali gli spalancano in faccia occhiaie vuote. Davanti allo scrittoio il tappeto è in fiamme. Porta fuori tutti i vecchi giornali dalla stanzetta accanto alla cucina. Li apre e li gualcisce, li appallottola e li getta in tutti gli angoli. Riporta la scala dove era prima, al centro della stanza. Sale fino al sesto gradino, sorveglia il fuoco e aspetta. Quando finalmente le fiamme lo raggiungono ride forte, come non ha mai riso in tutta la sua vita.


L'imperatore Shih Huang Ti, ci racconta Borges in La muraglia e i libri, ordinò la costruzione della muraglia cinese e la distruzione per mezzo delle fiamme di tutti i libri scritti prima di lui.
Forse Shih Huang Ti circondò della muraglia l'impero perché sapeva che questo era effimero e distrusse i libri perchè capiva che erano libri sacri, ossia libri che insegnano ciò che insegna l'universo intero o la coscienza d'ogni uomo. Forse l'incendio della biblioteca e la costruzione della muraglia sono operazioni che in modo segreto si annullano


L'imperatore fa bruciare i libri per cancellare il passato prima di lui, in 1984, invece, il passato viene continuamente riscritto.  "Chi controlla il passato" diceva lo slogan del Partito "controlla il futuro. Chi controlla il presente controlla il passato". [...] Quando qualcuno sapeva che un certo documento doveva essere distrutto, oppure vedeva per terra un pezzo di carta in tutta evidenza gettato via, automaticamente sollevava il coperchio del buco della memoria più vicino e ve lo lasciava cadere dentro, dove un vortice di aria calda l'avrebbe trasportato fin nelle enormi fornaci nascoste da qualche parte nei recessi del fabbricato. 
[...] Sapeva soltanto approssimativamente quello che accadeva nel labirinto invisibile al quale portavano i tubi pneumatici. Una volta che fossero state raccolte e ordinate tutte le correzioni che si erano imposte per un particolare numero del «Times», il numero in questione veniva ristampato, mentre la copia originale veniva distrutta e sostituita negli archivi da quella nuova. Un simile processo di alterazione continua non era applicato solo ai giornali, ma anche a libri, periodici, manifesti, film, commenti sonori, cartoni animati, fotografie, insomma a ogni scritto o documento passibili di possedere una qualche rilevanza politica o ideologica. Giorno dopo giorno, anzi quasi minuto dopo minuto, il passato veniva aggiornato.

Manuel Rivas in I libri bruciano male, un libro complesso, una lettura "difficile", se ne parla qui, si racconta dei roghi di libri a La Coruña voluti dai franchisti ad un mese dal golpe del 1936 per cancellare ogni traccia del passato repubblicano.
I libri come criminali, arrestati, messi al muro. Di spalle alla gente. In fila, pigiati senza lo spazio per potersi allungare, in un silenzio muto. [...]
Di tanto in tanto, quando una pagina si accartocciava, vedeva parole bruciare. Lui cercava di penetrarle, di catturarle prima che diventassero fumo. ora capiva perché quei roghi facevano così poche fiamme. Il fuoco bruciava verso dentro, seguiva i solchi delle parole stampate.


Pepe Carvalho, l' investigatore inventato da Montalban, brucia i libri per vendicarsi del poco che gli hanno insegnato a vivere e del molto che invece lo hanno allontanato da un rapporto spontaneo ed entusiasta con la realtà. Ne parla Rino Pensato in  La "griglia" di Pepe Carvalho.
[Pascuali]: “Brucia i libri? Hai sentito quel che ha detto, Vladimiro? Il signor Pepe Carvalho brucia i libri. Questo compito spetta a noi, ai poliziotti. Non è vero? Bruciare i libri è roba da fascisti. Lei è fascista?”
[Pepe]: “Un po’, come lei, come tutto il mondo.”
Quintetto di Buenos Aires


Anna, la protagonista del romanzo Nel paese delle ultime cose di Paul Auster, vaga per una terra completamente devastata e desolata alla ricerca del fratello. Durante un rigidissimo inverno si rifugia all'interno di una biblioteca e i libri vengono bruciati per riscaldarsi.
Forse questo liberava in me qualche segreta collera; o forse era semplicemente un modo di riconoscere che ciò che accadeva ai libri non aveva alcuna importanza. Il mondo al quale erano appartenuti era finito, e almeno così servivano a qualcosa. La maggior parte, tra l'altro, non meritava neanche di essere aperto: romanzi sentimentali, raccolte e discorsi politici, manuali superati.


E infine due poesie, due voci diverse sul silenzio, sull'essere dimenticati. La prima di Roberto Roversi, nella raccolta Libri e contro il tarlo inimico, Pendragon, 2012, in cui il fuoco ricorre spesso

I libri compagni del fuoco.
Tutti i libri sono scritti
per essere poi distrutti dal fuoco.
Ricordo l’alone della pagina che brucia
e come annera scompare urlando la
parola stampata
ricordare come diventa cenere bianca
l’urlo dell’uomo
che ha scritto pensieri con mano nervosa e poi
la discesa nel buio senza tempo
di una tomba etrusca e
quante voci risa prima del fuoco e scritture veloci
lasciando sul tavolo coperto di polvere
segni di mistero
che nessuno leggerà.
Silenzio.
Destino di questa età.


La seconda, celeberrima, Il rogo di libri, di Bertolt Brecht, qui nella traduzione di Franco Fortini

Quando il regime ordinò che in pubblico fossero arsi
i libri di contenuto malefico e per ogni dove
furono i buoi costretti a trascinare
ai roghi carri di libri, un poeta scoprì
- uno di quelli al bando, uno dei meglio - l'elenco
studiando degli inceneriti, sgomento, che i suoi
libri erano stati dimenticati. Corse
al suo scrittoio, alato d'ira
e scrisse ai potenti una lettera.
Bruciatemi!, scrisse di volo, bruciatemi!
Questo torto non fatemelo! Non lasciatemi fuori! Che forse
la verità non l'ho sempre, nei libri miei, dichiarata? E ora voi
mi trattate come fossi un mentitore! Vi comando:
bruciatemi!


Poi se i roghi di libri non vi hanno ancora stancato, segnalo di Michele Santoro, Ecpirosi apocrife, in Biblioteche oggi, dicembre 2000 e Lucien X. Polastron, Libri al rogo. Storia della distruzione infinita delle biblioteche,  Sylvestre Bonnard, 2006