Si va da Milan Kundera fieramente avverso alle nuove
tecnologie al punto che “da molti anni ormai, aggiungo a tutti i miei
contratti, in qualsiasi Paese del mondo, una clausola in base alla quale i miei
romanzi non possono essere pubblicati che sotto la forma tradizionale del
libro. Affinché li si possa leggere solo su carta, non su uno schermo” a
posizioni più aperte.
Equilibrata quella di Gianrico Carofiglio che non vede
antitesi fra e-book e carta (di cui, al solito, apprezza comunque l’odore) e a
cui “piace l’idea che l’e-book costituisca uno strumento per migliorare tutto
il sistema. Io leggo i libri sia in formato digitale che in formato cartaceo”.
Un dinosauro laico, invece lo scrittore Paolo Giordano, che
ammette di avere un e-reader ma di non usarlo e di essere quindi un dinosauro
nei comportamenti personali ma di non avere particolari preclusioni di
carattere generale.
L’ultimo intervento, infine, quello di Fabio Fazio che
lapalissianamente nota come in vacanza sia meglio avere 50, 100 ebook in un
ereader che in una valigia, ci risparmia l’accenno all'odore ma non
quello al piacere tattile della carta e conclude affermando che «la pagina è un
supporto eccellente per dare tridimensionalità alla parola»
Nulla di nuovo sotto il sole: dai fieramente avversi alla
nuova tecnologia, a chi non “ci si trova” senza averla mai provata, a chi afferma
di usarla ma corre ogni tanto a toccare e annusare pezzi carta.
Insomma finora le osservazioni più sensate sugli e-book
me le hanno fatte attorno a casa. Da mio marito che mostrandomi un’edizione
Sansoni acquistata nel 1966 dei Fratelli Karamazov che sta leggendo mi chiede
se sono sicura di poter rileggere fra quarant’anni gli e-book che sto
acquistando ora. Ovviamente no e non solo per una questione di formati.
Fino al mio vicino di ombrellone che vedendomi col kindle si
dice privato del piacere voyeuristico di sbirciare la copertina per scoprire
cosa sto leggendo. E sostiene che io abbia passato l’estate impegnata non con
Guerra e pace come andavo dicendo ma con le 50 sfumature di grigio.
Ammetto però che probabilmente qualcosa mi sfugge per quanto
riguarda la carta. E’ l’affermazione di Fazio che «la pagina è un supporto
eccellente per dare tridimensionalità alla parola». Forse era convinto che l’intervista
fosse sui libri pop up, come quello, bellissimo, qui sotto che difficilmente vedremo nella versione e-book.
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