mercoledì 7 marzo 2012

Blurb!


Sul Corriere della Sera  Sono un pollo da libreria, divertente ed ironico articolo sulle fascette che pubblicizzano i libri che, per i loro toni enfatici, per il loro magnificare capolavori e meraviglie, fanno pensare al lettore di vivere nel migliore dei mondi possibili.
Ci sono poi le quarte di copertina, le alette, gli strilli editoriali insomma tutto quel materiale informativo che accompagna il libro e che in Inghilterra e negli Stati Uniti, con una onomatopea che ricorda difficoltà digestive, chiamano blurb.
I blurb da un po’ di tempo appaiono anche negli Opac di nuova generazione di molte biblioteche, assieme alla immagine della copertina del libro e ad una serie di varie funzioni come la possibilità di aggiungere tag e commenti, di votare i libri letti, di raggrupparli in liste ecc.
E qui cominciano alcuni problemi, secondo me. Perché è vero che questo materiale offre informazioni aggiuntive che possono aiutare il lettore ad orientarsi, a farsi un’idea dei libri che sta cercando, ma è anche vero che la provenienza delle informazioni dovrebbe essere sempre dichiarata, a maggior ragione quando  nello stesso spazio possono esservi informazioni sia di carattere commerciale ( i blurb appunto) che fornite dai catalogatori.
Mi spiego con alcuni esempi.
L’Opac della Library of Congress aggiunge link, che si aprono in altre pagine, alla descrizione del libro, alla biografia dell’autore e ad un brano del libro stesso, dichiarando che la responsabilità di quelle informazioni è dell’editore.    
Altri Opac come quello della Hennepin County Library, ad esempio, si attengono allo stesso principio, ma con un’interfaccia più amichevole, propria di una Public Library.

In Italia per il momento le soluzioni sono un po’ più pasticciate. Lo spazio riservato alle informazioni editoriali è spesso lo stesso riservato agli abstract redatti dai bibliotecari e in genere vige la regola che, qualora il bibliotecario non crei l’abstract, il sistema carichi in automatico il blurb.
La Fondazione per Leggere, per risolvere il problema ha optato nel suo Opac per una duplicazione degli spazi: il campo Nota riporta l'abstract redatto dal bibliotecario e tutti i termini sono ricercabili, la voce Riassunto è invece una informazione editoriale la cui paternità è apertamente dichiarata. Resta da vedere  se per l'utente sia di immediata e chiara comprensione la presenza di due saree catalogo che presentano informazioni spesso simili ma con linguaggi diversi, ma questo è un discorso che porterebbe in altre direzioni.
Differente la scelta, o meglio la non scelta, di Scoprirete, dove nel campo abstract troviamo talvolta veri e propri abstract redatti da bibliotecari con l'indicazione di parole chiave, ed altre informazioni editoriali non dichiarate come tali.

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