giovedì 2 febbraio 2012

Il diavolo è nei dettagli

Leggo su La lettura, supplemento culturale del Corriere della Sera, l’interessante articolo di Richard Nash, Il libro perfetto per il lettore perfetto, sui “segreti” per scoprire i bestsellers in rete.
L’editoria americana è passata da una pubblicazione di 25.000 titoli nel 1990 a 2.800.000 nel 2010. A questo incremento pari al 2.120% è corrisposta una crescita della popolazione statunitense del 25%.
I dati si riferiscono solo ai libri cartacei ma hanno in qualche modo a che fare, col digitale, ed in particolar modo con lo sviluppo delle tecnologie digitali nel campo dell’editoria, della produzione del libro.
Col diffondersi degli ebook l’offerta è diventata praticamente infinita ma si presenta il problema della “discoverability”: trovare la cosa giusta, il libro che effettivamente desideriamo leggere.
Quello che non funziona, secondo Nash, sono gli algoritmi come quelli utilizzati da Amazon, basati sui consumi dei clienti, o il mi piace di Facebook incapace di influenzare le abitudini di lettura dei suoi membri.
Fin qui nulla di nuovo, che non si sia visto anche da noi, anche se con cifre meno impressionanti. Il passaggio nel giro di una decina di anni 20.000 a 60.000 titoli annui pubblicati non ha portato ad un incremento significativo del numero dei lettori (Luca Ferrieri, La lettura spiegata a chi non legge), così come sappiamo da tempo che il marketing virale non ha dato i risultati sperati per la sua impersonalità e che il consiglio di lettura per funzionare deve passare attraverso persone alle quali riconosciamo un ruolo di iniziatore e in un ecosistema favorevole (come direbbe Ferrieri).
Gli algoritmi quindi ucciderebbero la complessità del romanzo dal momento che contengono troppo materiale culturale per poterlo riassumere in una classificazione.
La soluzione consiste, secondo Nash, in un sistema che invece di cercare di comprimere tutte le informazioni presenti nei libri, come fanno gli algoritmi, le espanda utilizzando tutti i dettagli che l’autore ha scelto di introdurre: persone, luoghi, musica, film, vestiti, cibi, bevande, scarpe, gadget, armi.
E’ il principio su cui si basa Small Demons , un progetto che si “propone di utilizzare la densità di informazioni come una risorsa e collegare i libri sulla scorta di questi dettagli, a volte centrali, altre periferici.”
Ad una prima, rapida scorsa i risultati sono numericamente impressionanti. E' possibile effettuare ricerche per libri, persone, luoghi, cose, con ulteriori sottocategorie di ricerca.
Per ogni libro è offerta una ricchissima rete di relazioni che nelle intenzioni degli ideatori dovrebbe arrivare fino a 250. Al romanzo Molto forte, incredibilmente vicino, ad esempio, sono legate oltre 70 persone citate, più di venti luoghi, brani musicali, film, cibi e bevande, oggetti.
Cercando, ad esempio,  Central Park, vi si trovano collegati almento trenta libri per ognuno dei quali sono riportate le citazioni che fanno riferimento al luogo.
Viene tuttavia da chiedersi se mescolare dettagli sia centrali che periferici non finisca per confondere un po' le cose. Il Central Park del romanzo di Foer, o quello de Il giovane Holden hanno lo stesso significato per il lettore di quello citato nella biografia di Steve Jobs scritta da Isaacson?
Certo il progetto Small Demons è ancora agli inzi e promette interessanti sviluppi: la possibilità di costruire una propria libreria e una rete social, il collegamento con siti di vendita come Amazon, maggiori e migliori possibilità di ricerca. Insomma varrà certamente la pena approfondire l'argomento.
Per il momento, pur trovando Small Demons estremamente interessante, ricco e divertente, mi chiedo se per scovare il proprio libro nel mare magnum di una editoria  dallo sviluppo illimitato, la risposta giusta sia lo sviluppo illimitato delle chiavi di accesso.

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